(LIVE CAM, 3 di 5, per gentile contributo di una fan)
CADERE VERSO IL CIELO
Base reading: musiche di Giuseppe Donatacci e Dario Coriale
Mi spogliai mettendomi a torso nudo buttando
sulla panca il maglione, assieme alla fondina con la pistola. Indossando
soltanto i jeans, attraversai il tatami per raggiungere la tavola di frassino
del mahiwara e presi a colpirla buttando fuori l’aria con un soffio.
Un colpo. Un altro. Le nocche che
affondano nella paglia di riso. L’asse che si piega fino a quasi toccare il
muro.
Era da molto tempo che non lo facevo. Quando
ero giovane potevo colpirlo fino a mille volte. Dopo avevo le nocche dure come
legno. Quell’allenamento serviva per esercitarsi a ignorare il dolore.
Un colpo. Un altro. Cercando di sentire
ogni pugno col cuore. Mantenendo la forza al centro dell’addome.
Un colpo. Un altro. E intanto ripensavo a
quello che era successo.
Il killer centauro aveva solo diciotto anni.
Era praticamente un ragazzino. Non certo un professionista. Era stato mandato
allo sbaraglio. Aveva sparato all’informatore e poi aveva cercato di fare fuori
anche me. Avevo dovuto colpirlo tre volte per riuscire a fermarlo. Doveva
essere sotto l’effetto di qualche sostanza stupefacente.
Comunque adesso c’erano degli indizi nuovi su
cui si poteva lavorare. Partendo da un nome decisamente folkloristico: Signora
delle vespe.
Un colpo. Un altro. E non sentivo nulla.
Era come se non stessi colpendo veramente.
Il cercapersone infilato nella tasca dei jeans
mando` un trillo. Il decimo che mi era arrivato nell’ultima mezz’ora. Decisi di
ignorarlo. Avevo ucciso un ragazzo che aveva solo sei anni piu` di mio figlio e
la cosa mi faceva sentire una merda.
Un colpo. Un altro... Con la sensazione che
ci fosse qualcosa di sbagliato. Oltre alla situazione in se ́, per quello che
era successo. Qualcosa che non andava, soprattutto in me. Cercai di capire, di
sentire… Galleggiare e prendere a pugni il tempo.
Il cercapersone lancio` di nuovo un cicalio.
Stavolta smisi di colpire per controllare e lessi: Dolcemara. Ma non potevo e
non volevo parlare con mia moglie. Prima dovevo prendere le distanze dalle
emozioni che stavo provando.
Stavo vivendo un’escalation. Piu` o meno da
quando era nato, avevo ricevuto la sensazione di rotolare verso qualcosa. Fin
da quando era morto mio padre, lasciandomi solo con mia madre all’eta` di
dodici anni.
Crescendo, diventando adulto, mi era sembrato
sempre piu` di precipitare lentamente in un vuoto assoluto e definitivo.
Cadere
verso il cielo.
Il problema vero era la comprensione, come
sempre. E gli interrogativi si moltiplicavano fino a togliere il fiato.
Ma che cos’e` un cielo? Vecchie domande
convulse, rimaste senza risposta.
Mi guardai le nocche con stupore, erano
sanguinanti, sbucciate fino all’osso. Ma non avvertivo nessun dolore.
Cazzo mi sta succedendo? mi chiesi.
Il cuore mi batteva così forte da non
sentirlo.
Brano musicale:
THE WAY WE
WERE
Guardarsi allo specchio con la sua nuova
pettinatura. Reduce dalla parrucchiera dove era andata a farsi bella. Per suo
marito. Perchè quel giorno avrebbe dovuto essere speciale.
Guardarsi allo specchio e vedersi così brutta.
Il cordless sul bordo del lavandino.
Silenzioso. Nessuna chiamata in arrivo, nonostante tutti gli avvisi che gli
aveva lasciato sul cercapersone. Silenzio radio da quello stronzo.
Aprire il rubinetto e ficcarvi sotto la testa.
Poi tirarsi su e gocciolare acqua dai capelli e dal volto. Il trucco che cola,
e sentirsi così sola da non poterne più.
Per l’occasione si era comprata un vestito: un
abito rosso come la passione, come il sangue. Pensò che lo avrebbe fatto a
brandelli, tagliato con le forbici, trasformato in striscioline: stelle filanti
della malinconia.
Mem'ries,
Light the corners of my mind
Misty water-colored memories
Of the way we were
Scattered pictures,
Of the smiles we left behind
Smiles we gave to one another
For the way we were
Prese il cordless e tentò ancora. Adesso il
cellulare suonava libero ma nessuno rispondeva. Un’ombra di preoccupazione si
stava facendo largo sul suo risentimento. Era arrabbiata per quella sua
mancanza di notizie e nello stesso tempo non poteva fare a meno di essere
preoccupata. Era moglie di un poliziotto da quindici anni e non si era ancora
abituata a convivere coi brutti presentimenti. Provava a cullarli, tenendoli
fra le braccia, con l’intenzione di sopprimerli una volta che si fossero
addormentati. Ma non c’era mai riuscita.
Se li figurava nascosti dentro un bozzolo nero
che pulsava nella sua pancia, fra l’utero e l’ombelico, in una zona tangenziale
al desiderio di terminare in fretta, per smetterla di sentirsi così male.
I brutti presentimenti erano crisalidi che
crescevano in attesa di giungere a maturazione. Prima o poi si sarebbero aperte
e nugoli di insetti sarebbero sbucati, per espandersi nel cielo in grida di
dolore e disperazione. Insetti come frammenti neri, senza un’identità precisa.
Illusioni volanti mutate in graffi che ronzano.
(Rit)
Can it be that it was all so simple then?
Or has time re-written every line?
If we had the chance to do it all again
Tell me, would we? Could we?
Or has time re-written every line?
If we had the chance to do it all again
Tell me, would we? Could we?
Uno sguardo all’orologio: era tardissimo.
Afferro` il cordless e uscì dal bagno nuda, rabbrividendo per il freddo. Ma non
voleva mettersi l’accappatoio o la vestaglia. Davanti allo specchio a figura
intera nella sua camera, si scrutò a lungo e cercò di capire se era ancora
bella, se era ancora desiderabile.
I seni le sembravano troppo grossi, i fianchi
troppo larghi, le gambe troppo lunghe e la pancia troppo piatta...
Un mostro che cercava di sembrare donna e non
ci riusciva.
Il vestito rosso posato sul letto: corto,
scintillante. Sembrava troppo piccolo: possibile che io riesca a entrare dentro
una cosa così stretta?
Si sentiva inadeguata, una racchia impensabile.
Dovevano aver sbagliato a darle il vestito. La commessa anoressica che l’aveva
servita si era presa gioco di lei e le aveva fatto il pacchetto col vestito
sbagliato, un capo che apparteneva a una bella donna. Una che fosse...
Desiderabile, respirabile, scopabile.
La desinenza «bile » faceva da padrona, ma se
toglievi le virgolette restava il nome bile, che era uno strumento misterioso
di digestione e di rabbia nello stesso tempo.
Quello che doveva fare adesso era riuscire a
comprendere come smaltire il risentimento e la preoccupazione e uccidere il
presentimento crisalide prima che mutasse in un insetto graffiante.
Oppure poteva distruggere il vestito rosso.
Mem'ries, may be beautiful and yet
What's too painful to remember
We simply choose to forget
So it's the laughter
We will remember
Whenever we remember...
The way we were...
The way we were...
What's too painful to remember
We simply choose to forget
So it's the laughter
We will remember
Whenever we remember...
The way we were...
The way we were...
Muovendosi come un automa, andò a procurarsi
un paio di forbici per fare quello che doveva: solo per calmarsi un poco.
Coi capelli tutti arruffati, umidi e sfatti, e
il cordless stretto in mano. Muto
come un cerchio che non ti fa fuggire.
Way We Were (brano musicale)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
The Way We Were è una canzone del 1973 interpretata da Barbra Streisand per la colonna sonora del film Come eravamo.
The Way We Were fu scritta da Alan Bergman e Marilyn Bergman, ed arrangiata da Marvin Hamlisch, per la colonna sonora del film Come eravamo con protagonista Barbra Streisand e Robert Redford. Il brano vinse il premio Oscar ed il Golden Globe
per la migliore canzone, oltre ad ottenere la posizione numero otto
della "lista delle migliore 100 canzoni tratte da film" stilata dalla AFI.
The Way We Were raggiunse la vetta della classifica statunitense Billboard Hot 100 per una settimana nel 1974, ma fu spodestata dalla vetta da Love's Theme della Love Unlimited Orchestra. In seguito il singolo tornò nuovamente in vetta per altre due settimane. Il singolo stette alla numero uno anche della adult contemporary chart per due settimane. In quella occasione, la Streisand raggiunse la vetta di quella classifica per la seconda volta dopo People del 1964.
La versione di The Way We Were pubblicata sul singolo utilizzava una traccia audio differente, da quella presente nell'album della colonna sonora di Come eravamo e nei successivi greatest hits. La differenza principale fra le due versioni è facilmente riconoscibile nella frase "Smiles we gave to one another", approssivativamente ad 1 minuto e 15 secondi dall'inizio. La versione del brano registrata sul 45 giri non fu mai inserita in alcun album.
Il brano è stato classificato alla novantesima posizione della lista Billboard's Greatest Songs of All Time.
Barbra Streisand
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Barbra Streisand, nome d'arte di Barbara Joan Streisand (New York, 24 aprile 1942), è una cantante, attrice, compositrice e regista nonché produttrice cinematografica statunitense.
È l'artista femminile ad aver venduto il maggior numero di dischi
negli Stati Uniti, con 71 milioni di copie all'attivo solo in questo
mercato.[2] In carriera ha collezionato almeno un premio per ciascuna delle quattro categorie più importanti: due premi Oscar (cinema), nove Grammy Award (musica), sei Emmy Award (televisione) e un Tony Award (teatro).
In più di 50 anni di carriera, Barbra Streisand incide oltre 60 album, quasi tutti con la Columbia Records.
Mentre i suoi primi album sono considerati dalla critica un retaggio
delle sue prime esperienze in nightclub e teatro, i suoi lavori degli anni settanta sono decisamente improntati nel genere pop: il successo di alcuni suoi indimenticati singoli l'ha resa tanto nota al pubblico che il critico musicale Stephen Holden, nel 1982,
finisce per proclamarla la cantante americana più influente nella
storia della musica pop. Alcune famose canzoni che scalarono le
classifiche di Billboard sono The Way We Were, Evergreen, No More Tears (Enough Is Enough) (insieme a Donna Summer) e Woman in Love.
Nel 1974 per il dramma Come eravamo (The way we were) di Sydney Pollack, con Robert Redford, fu consacrata dal botteghino quale l'attrice di maggior successo commerciale degli anni Settanta.
La carriera di Barbra Streisand è costellata di premi e riconoscimenti: oltre ai due Oscar, seguono sei Emmy Award, undici Golden Globe, dieci Grammy Award, un Tony Award, due Cable Ace award, l'American Film Institute's Lifetime Achievement Award, due David di Donatello (come migliore attrice straniera), 30 album divenuti disco di platino nei soli Stati Uniti, più una lunga serie di altre onorificenze minori. Conta una stella nella Hollywood Walk of Fame, al 6925 di Hollywood Boulevard.
Nel giugno 2007, durante il suo tour europeo, è stata insignita a Parigi del titolo di Ufficiale della Legion d'Onore dal neo-presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy (che esclamò: "Sei l'americana che amiamo!"), mentre a Berlino, alla presenza del sindaco Klaus Wowereit, le è stato concesso l'onore di firmare direttamente alla Waldbühne
(lo stadio "Palco nella foresta" dove ha tenuto un concerto) il
prestigioso "Libro degli Ospiti", per la prima volta nella storia
portato al di fuori del Municipio.
- National Medal of Arts (2000)
- Kennedy Center Honors (2008)
Si qualifica dunque come l'unica donna dello spettacolo al mondo a poter vantare un palmares così ricco.
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