“Nel dolore e nel tempo,
lui non ha più niente,
solo un cuore e un
cielo, contro tutto il male che c’è”
Il
dolore, questo conosciuto. Nello scandire dei minuti che passano, nel silenzio
incombente di un cerchio.
Continuum
è fondamentalmente una riflessione sul senso della sofferenza e su quello della
vita. Per non parlare della morte…
Il dolore era un ricordo, evanescente. Come nebbia che ti sfiora. Il bacio di un fantasma. La carezza di un sogno. Un sussurro nel buio.
Dentro e fuori...
Il dolore restava nascosto sotto la linea di demarcazione fra il cuore e la mente, come in un gioco a rimpiattino...
Dove sei? Dove cazzo ti sei nascosto? Uno, due, tre... faccio la conta... Chi e` fuori e` fuori... Chi e` dentro e` dentro.
Due
nemici che si affrontano: uno che non può più sentire il dolore fisico e
l’altro che non è in grado di provare la minima compassione e che quindi cerca
di provocare dolore negli altri per completarsi un cuore diventato troppo
insensibile. Due facce della stessa medaglia che cercano di compenetrarsi. Il
buono e il cattivo, il bene e il male, speculari e inseparabili. Una sfida
senza esclusione di colpi. Che si perpetua e non finisce nemmeno dopo la morte,
che continua in un soffio silenzioso. Un soffio che ti sfiora l’anima e la
contagia fino a trasformare quello che sei. Così le tue certezze scompaiono in
fondo a un grido soffocato.
Il mio nemico avanzava lentamente. E sembrava scivolare. Come un’ombra. Un fantasma di carne e ossa. La sua bocca si mosse ancora per parlare: «Il dolore rende liberi». Ma non era piu` la sua voce. C’era qualcuno che stava parlando attraverso di lui. Dentro di lui. Una voce di femmina che si sprigionava dalla sua gola, dal suo cuore. La Signora delle Vespe era giunta dal mondo delle tenebre per celebrare il nulla. «Benvenuto in questa splendida festa di morte, commissario. »
Quando
cercavo faticosamente di scrivere e descrivere un personaggio colpito da
analgesia, quando cercavo di immedesimarmi in lui, durante tutte quelle ore
trascorse a fissare la mia immagine nel vuoto, ecco, allora ho compreso cose
importanti. Di come la nostra consapevolezza si basi su una mappatura fatta di
dolore e paura. Continuamente, ora per ora, cerchiamo sollievo da uno stato di
malessere. La redenzione ce la dobbiamo sudare: fra gocce di sangue e smorfie,
celebrando i sorrisi e i pianti, solo per non morire, giorno per giorno.
Con
tutte quelle ore che passano e quei minuti che battono…
Credo
fermamente che tutto ciò sia molto appassionante.
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